La consapevolezza è un fatto interiore

Voglio chiarire subito che la consapevolezza è un fatto privato, non un fatto pubblico. La consapevolezza comporta un rischio personale.

Esistono solo decisioni consapevoli e decisioni inconsapevoli. Giusto e sbagliato sono le categorie che appartengono alla sfera del sociale e dell’ego.

Prendiamo un esempio tratto dalla vita reale.

In questo periodo, molti di noi si sentono di fronte alla decisione se vaccinarsi o non vaccinarsi.

A sentire la televisione sembra che non ci siano dubbi che tutti, a parte una minoranza esigua, non vedano l’ora di vaccinarsi.

A seguire i social, la percentuale dei dubbiosi invece sembra che salga paurosamente e quindi qualche dubbio sale sul fatto che tutti non vedano l’ora di vaccinarsi.

Se uno si riferisce all’esterno può essere o un po’ cieco o un po’ disorientato.

Come può un meditatore arrivare a scegliere con consapevolezza in questo momento?

Consapevolezza sarà sempre più un termine abusato e ognuno tenterà di portarlo a sostegno della propria tesi. Qualcuno dirà: “È consapevole fare così” e qualcun altro dirà che è consapevole esattamente il contrario.

Nel campo politico e sociale, non vi è consapevolezza, ma solo morale.

Cosa intendo? Voglio dire che il sociale è il campo delle opinioni e di movimenti inconsci collettivi dovuti alle appartenenze. Ognuno di noi, nel tentativo di evitare la solitudine, aderisce a gruppi di tendenza, di opinione, politici, spirituali.

Questi gruppi costruiscono un apparato di ideali da seguire. Ognuno di essi proclama di essere nel vero. Ma sono solo opinioni, ahimè. Come dare soluzione ai problemi sociali deriva infatti solo da un’opinione prevalente che raramente coincide con una verità che comprenda tutti.

L’individuo tende ad uniformarsi e a sacrificare il libero arbitrio e il proprio sentire, pur di appartenere, di avere un vestito pronto e facile da indossare. Questo vestito gli è confezionato dal gruppo di appartenenza. Ciò fa smettere inconsciamente di ascoltarsi e di riflettere. L’individuo dà per scontato che le sue opinioni rappresentino la verità, perché sostenute dall’apparato ideologico del gruppo.

Molto spesso, le decisioni nella vita sono mosse dall’uniformarci al pensiero e al comportamento del nostro gruppo di riferimento. È più facile, no?

Pochi mi hanno chiesto espressamente: farai il vaccino? Alcuni danno per scontato che non lo farò perché un sannyasin è ribelle e contro l’establishment. Essendo un sannyasin, dovrei evitarlo.

Altri pensano che io lo farò perché mi conoscono “come persona assennata”, che vede di buon occhio la scienza. Quindi secondo loro dovrei farlo.

Di questo passo, va a finire che se dovessi accontentare gli uni scontenterei gli altri e viceversa.

Dove cercare la risposta alla domanda se vaccinarsi sia la scelta giusta per me?

Il primo ostacolo è non cadere nella trappola del guardare fuori da te, nel cercare la risposta nelle opinioni altrui. Così funziona l’ego, la mente: è sempre in riferimento all’esterno.

Il secondo ostacolo è non voler sentire cosa ti provoca dentro questa decisione e volerla quindi delegare all’inconscio, che ha sempre una soluzione.

È chiaro che sul tema del vaccino, c’è in gioco la vita e la morte, la salute e la malattia. È una decisione che ha un impatto anche sugli altri e quindi c’è una certa pressione. Ho scelto la via della consapevolezza e non posso essere distratto.

Come decidere? Come agire consapevolmente?

Ho cercato allora un criterio nei discorsi di Osho che è il maestro della ricerca interiore.

La mia ricerca ha trovato i suoi frutti in questo discorso del 1976. Era il 16 giugno e un discepolo gli chiese: “come posso sapere se dentro di me sta crescendo non attaccamento o al contrario indifferenza?”

La risposta di Osho è stata: “Come fai a sapere se hai mal di testa? E come sai se non hai mal di testa? È molto chiaro. Se tu cresci nel non-attaccamento, tu diventerai più sano, più felice, la tua vita diventerà una vita di gioia. Di tutto ciò che è bene, la gioia è il criterio. Se stai crescendo in gioia, tu stai crescendo e stai tornando a casa. Con l’indifferenza non c’è possibilità che la gioia possa crescere. Anzi, se ci fosse un po’ di gioia (con l’indifferenza) sparirebbe. La felicità è salute… La felicità è tutto. Ricorda: se stai andando nella giusta direzione, ogni momento porterà più gioia… La gioia è l’unico sostanza di cui è fatta l’esistenza. Quindi, se ti stai muovendo verso il non-attaccamento, l’amore, la gioia cresceranno. Solo l’attaccamento cadrà. L’attaccamento porta infelicità. L’attaccamento distrugge la tua libertà. L’indifferenza sembra simile al distacco… tutto dentro di te si contrarrà e morirà… Solo nella libertà la tua anima cresce.”

Apparentemente, questo discorso non sembra collegato alla questione della scelta sui vaccini.

E invece lo è profondamente per due motivi:

1) la scelta deve essere legata al proprio sentire e al momento. Essere attaccati ad un’idea, ad un gruppo, è un freno alla tua evoluzione. Essere nel non-attaccamento significa sentire. Essere indifferenti significa non sentire.

Devi sentire, cioè, che la gioia si espande in te nel momento in cui decidi di vaccinarti. Ma non solo: devi sentire la stessa gioia nel momento stesso dell’eventuale iniezione. Altrimenti la scelta è inconsapevole.

2) solo una scelta libera, nella tua intimità, ti può far crescere nella gioia. Ed è quindi una scelta consapevole.

Rispetto al vaccinarmi, non ho ancora deciso. Ci sono diversi movimenti interni di segno opposto. Continuo ad ascoltarmi e ad ascoltare. Deciderò non appena ogni dubbio sarà fugato dalla mia meditazione.

Ora so qual è il criterio perché la mia decisione di vaccinarmi o no possa essere un’azione consapevole.