Il primo incontro con la meditazione è stato quasi involontario.

Andavo in terapia perché insoddisfatta della mia vita da borghese con posto fisso, e sono stata invitata a un corso tenuto dalla mia terapista. Sapevo che lei aveva un maestro spirituale, ma la cosa non mi interessava un granché, non ero neppure curiosa.

Il corso si teneva nel centro di meditazione Osho a Milano. Io sapevo a malapena chi fosse Osho, venivo da una famiglia cattolica, collegio dalle suore e a messa la domenica. Nessuna ribellione verso la famiglia o la società.

Sono andata al corso, non mi ricordo il titolo, ma ricordo che eravamo in pochi e che non conoscevo nessuno. Mi sentivo un poco una marziana, a disagio con gli esercizi, a disagio con le persone, non ero abituata a quel genere di contatto umano. Non vedevo l´ora di andare a casa.

E poi, in chiusura della giornata, è arrivata la meditazione Kundalini.

Dalla spiegazione ho capito che finalmente non avrei dovuto relazionarmi con nessuno, che era qualcosa che riguardava solo me, e ho tirato un sospiro di sollievo.

La prima parte, scuotimento, non finiva mai, guardavo l´orologio, quindici interminabili minuti!!! Poi la danza… all´inizio guardavo gli altri per vedere se ci fosse uno schema, una regola o anche solo per curiosità. Non riuscivo a tenere gli occhi chiusi, ero tutta fuori. Poi mi sono un po’ rilassata e ho cominciato a ballare come mi sentivo.

Andava meglio! Terza parte, seduta a occhi chiusi, quale momento migliore per dare sfogo a tutti i miei pensieri, ai miei giudizi, ai miei programmi per la serata, a cosa avrei dovuto cucinare per cena???? Finalmente spazio per la mia mente! Ma verso la fine è arrivata la sensazione di una porta che si apriva e io venivo catapultata in uno spazio diverso, morbido, accogliente, pulito, leggero. Mi sono distesa e ho lasciato che questo spazio si ampliasse, che mi facesse entrare tutta, che mi penetrasse. Il gong è suonato e sono rimasta lì, immobile per un poco a godere di quel vuoto che era pieno di pace e di vuoto di mente. Ho aperto gli occhi e tutti mi sembravano più vicini, meno estranei, più belli, più vivi. Ma forse erano solo lo specchio del mio sentirmi più vicina a me stessa, meno estranea, più bella, più viva.