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Il mio primo incontro con la

meditazione


Testimonianza di PAVITAR

Vi racconto un po' di me

Ciao, sono Pavitar, di Napoli. Adesso in pensione, sono stata insegnante di inglese e traduttrice per molti anni.

Dopo il mio incontro con Osho, ho esplorato altre direzioni formandomi in Star Sapphire Energywork di cui ho dato anche sessioni, e in massaggio, in particolare il massaggio di Rio Abierto e quello di Esalen, che ho anche insegnato.

Con la pandemia mi sono completamente fermata ma ora ‘scalpito’ un po’ con la voglia di riprendere soprattutto il massaggio.

Avvenne che...

Come spesso accade, la meditazione l’ho incontrata grazie a un momento difficile della mia vita: avevo 37 anni ed ero reduce da una separazione che mi aveva bruscamente portato fuori dal sogno per farmi dolorosamente atterrare nella realtà. Appena separata, ero convinta che, ‘così vecchia’, la vita ormai mi riservasse ben poco, anche se una vocina dentro di me continuava a chiedersi con curiosità cosa avesse in serbo per me il futuro. Pochi mesi dopo, una mia amica mi propose di andare a fare un ‘seminario di danza’ a Miasto, un posto di cui non sapevo quasi niente, e io entusiasticamente accettai.


Arrivata a Miasto, mi bastò poco per capire che il ‘seminario di danza’ era invece un lavoro profondo di autoconoscenza attraverso l’uso del corpo. Devo dire che non mi fu granché difficile scivolare in quella dimensione di meditazione e di ricerca come se, senza che ne fossi consapevole, avesse sempre fatto parte di me. Mi sentii subito perfettamente a casa, una fanciulla che aveva finalmente trovato il suo posto.

Delle meditazioni strutturate ricordo che mi innamorai subito della Kundalini, mentre la prima volta che feci la Dinamica, in una ‘serra’ affollatissima, mi spaventai talmente nella fase della catarsi che mi andai a rannicchiare in un angolino in fondo alla sala turandomi le orecchie. Di lì a poco, però, la Dinamica sarebbe diventata la mia meditazione preferita e lo è rimasta per diversi anni. Di quel periodo ricordo la straordinaria sensazione di scoperta: era come vivere in un’isola piena di tesori e ogni giorno ne scoprivo uno nuovo, un pezzetto di me sconosciuto che si andava ad aggiungere agli altri, non necessariamente ‘belli’ ma tutti altrettanto preziosi. Avevo un’unica paura, quella di perdere la dimensione di apertura del cuore che avevo così improvvisamente scoperto in quei primi giorni in Toscana ma fu proprio la meditazione a farmi sentire che non avevo bisogno di aggrapparmici: mi resi conto, infatti, che quelle che sono le qualità primarie del tuo essere non possono scomparire ma anche che tutto scorre e che il tentativo di fermare anche ciò che la mente giudica giusto e bello rappresenta solo un dispendio inutile di energie.

Meditare mi ha portato a...

Adesso, a distanza di tanti anni, ho una certezza: benedetta fu quella separazione! Sarò sempre, eternamente grata al mio compagno dell’epoca per avermi lasciata. Ora siamo buoni amici e gli ho potuto raccontare che quel dolore mi ha permesso di aprirmi a una nuova vita. Anzi, la sensazione che ancora mi porto dentro è che quell’evento mi ha permesso di cominciare a vivere! Fino a quel momento, ero chiusa in una serie di schemi rigidi, congelati: ero una prof modello e, credevo, una compagna perfetta, una sorta di suora missionaria votata al bene degli altri e dimentica di sé ma piena di certezze incrollabili su cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Iniziare a meditare e continuare questo percorso fino a oggi mi ha aperto alla varietà della vita, alle miriadi di sfumature che essa contiene, al dubbio e, soprattutto, alla necessità di prendermi la responsabilità della mia vita e delle mie scelte.

Non esistono più cose o persone ‘brutte o cattive’ ma occasioni per guardarmi dentro e capire qual è il mio pezzo di responsabilità o qual è il passo da fare per ritrovarmi se mi perdo dietro alle cose o agli altri. E poi c’è la gioia, la capacità di poter godere di piccole grandi cose anche in periodi di sconforto o difficoltà, la capacità di disidentificarmi e ridere di me e dei miei tanti difetti. Ma forse il bene più prezioso che mi accompagna da quando medito è quel senso di pace profondo a cui so di poter tornare anche quando tutto intorno può essere angoscia o preoccupazione come in questo periodo così duro per tutti.

Il mio rapporto col Maestro...

Uno dei ricordi più vivi di quella mia prima esperienza miastina è l’emozione che provai vedendo la foto di Osho che torreggiava su una delle pareti della serra, un’immagine in bianco e nero in cui spiccavano quei suoi occhi profondi, puro amore e accettazione incondizionata. Di fronte a quell’emozione e a quell’attrazione così potenti nulla poterono i condizionamenti ideologici di cui era intrisa la mia mente di donna impegnata, femminista e di sinistra. Da allora il maestro è diventato sempre più parte di me, una sorta di ‘promemoria’ interiore a cui ritornare ogni volta che perdo la strada, un porto sicuro pronto ad accogliermi e ad amarmi così come sono. Mi è difficile spiegarmi meglio, perché la sua presenza mi accompagna costantemente nella vita e il rapporto con lui è totalmente imprescindibile da quello che sono ora. La gratitudine che provo per averlo incontrato è enorme perché mi sembra che abbia reso ‘speciale’ la mia vita proprio riportandomi alla sua ordinarietà, alla sua semplicità, ai piccoli momenti di cui è composta.

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