Sono Jivan Suvaj, il mio nome significa fuoco di vita. L’altro nome è Antonella, mi piacciono entrambi. Il primo in realtà è l’ultimo in ordine di tempo, coincide con l’incontro fra me e la meditazione.
Ho intrapreso il percorso di scoperta di me (o forse riscoperta) dieci anni fa e ne sono felice. Lavoravo molto, viaggiavo spesso, poi a un tratto ascoltai il bisogno di fermarmi.
Ora posso sentire la differenza fra ritmi veloci e ritmi lenti, o meglio naturali, e scegliere.
Ricordo la prima meditazione a Osho Miasto (la più grande comune europea di Osho, in Toscana, n.d.r.). Arrivai su invito di Anurag, con il quale facevo sessioni individuali, per partecipare a un gruppo di costellazioni lavorative. Incontrai persone, imparai a condividere, a praticare insieme. Un bel salto nell’ignoto!
Ho iniziato così a sperimentare le meditazioni attive di Osho, dalla Dinamica alla Kundalini fino all’Evening Meeting Meditation: all’Osho Tao di Milano, a casa, in albergo quando ero in viaggio.
Con la pratica ho introdotto la meditazione nel quotidiano, a volte anche solo connettermi con il respiro per pochi minuti mi riporta a casa dentro me, è quasi sempre una sorpresa… prima il mio stato d’animo è triste o agitato, poi transito e d’un tratto mi ritrovo in uno stato di chiarezza, di pace, nel presente.
Non è sempre così, ci sono alti e bassi, posso anche sperimentare una sensazione spiacevole meditando, un pensiero arriva, un’emozione l’accompagna, a quel punto posso scegliere se identificarmi in queste situazioni o provare a osservare, anche solo per un attimo.
Ho una meditazione del cuore, è la Nadabrahma.
Mi sono anche riconnessa alla natura, una vera scoperta per me che non vedevo alberi ma palazzi, aeroporti, metropolitane, l’ho interiorizzata e nei momenti di ritmo veloce chiudo gli occhi e il bosco arriva con tutti i suoi suoni, o il mare fa il suo ingresso con il suo profumo.
Ho compreso che la costanza è benefica, ho vissuto periodi senza meditazione ma gli automatismi tornavano più forti. Proprio questi ultimi arrivano, come dei pendoli che mi afferrano e mi lascio portare via, ma se mi fermo, respiro, rallento, riesco a lasciarli andare.
Avere un maestro mi trasmette fiducia nella vita, in me. Con Osho non ho paura di sentirmi sbagliata, di non essere amata, sento che c’è e questo mi basta.
In un discorso dice “la fiducia è il ponte fra te e l’esistenza”. Ecco: questa frase riassume a cosa mi porta meditare, a non dimenticare di avere fiducia, sempre.
Sono grata a Siddho e Anurag per avermi trasmesso l’amore per la meditazione.
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